LECTIO DIVINA SUL VANGELO domenicale - 21

 

20 marzo 2016 – domenica delle Palme

Ciclo liturgico: anno C

 

Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte e a una morte di croce.

Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.

 

Luca 22,14-23,56       (Is 50,4-7  -  Salmo: 21  -  Fil 2,6-11)

 

Luca 19,28-40                        Ingresso di Gesù a Gerusalemme

 

O Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa’ che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione.

 

 

 

  1. In quel tempo, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.
  2. Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli
  3. dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui.
  4. E se qualcuno vi domanda: “Perché lo slegate?”, risponderete così: “Il Signore ne ha bisogno”».
  5. Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto.
  6. Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il puledro?».
  7. Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno».
  8. Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù.
  9. Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada.
  10. Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto,
  11. dicendo:
  12. «Benedetto colui che viene,
  13. il re, nel nome del Signore.
  14. Pace in cielo
  15. e gloria nel più alto dei cieli!».         (citazione del Salmo 118,26)
  16. Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli».
  17. Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre». 

 

Spunti per la riflessione

 

La morte di Dio

Dio non è uno che ti manda le disgrazie. Non è un padrone che ti castra e ti impedisce di volare. Non è un despota che ti fa stare buono e zitto sennò ti castiga e allora lavora. Non è uno che brandisce la Legge e aspetta di lapidarti.

Ci vuole il deserto e la verità, la fame di senso e la Parola per riuscire ad arrendersi all’evidenza di Dio. Un Dio che lascia crescere i suoi figli, che ha fatto bene ogni cosa e fa piovere sui giusti e gli ingiusti: un Dio che, come un Padre, scruta l’orizzonte e accoglie con dignità il figlio che lo voleva morto, ed esce a spiegare le sue ragioni all’altro figlio offeso; un Dio che, unico giusto, potrebbe condannarmi e non lo fa, chiedendomi di uscire dalla mediocrità del peccato, falsa libertà.

Siamo alla fine del deserto, amici: ora vediamo all’orizzonte il Tabor. Inizia la grande settimana, la più grande. La settimana piena di stupore e di sangue, di amore e di emozioni.

Inizia la settimana Santa.

Osanna!

Gesù entra a Gerusalemme trionfalmente. La gente applaude, agita in alto i rami strappati dalle palme e dagli ulivi, stende i propri mantelli al passaggio del Rabbì di Galilea. Piccola gloria prima del disastro, fragile riconoscimento prima del delirio. Gesù sa, sente, conosce ciò che sta per accadere.

Troppo instabile il giudizio dell’uomo, troppo vaga la sua fede, troppo ondivaga la sua volontà.

Ma che importa? Sorride, ora, il Nazareno e ascolta la lode rivolta a lui e che egli rivolge al Padre.

Messia impotente e mite, energico e tenero, affaticato e deciso.

Non entra a Gerusalemme cavalcando un bianco puledro, non ha soldati al suo fianco che lo proteggono, nessuno stendardo nessuna insegna lo precede, nessuna autorità lo riceve: entra in città cavalcando un ridicolo ciuchino, ricordando a noi, malati di protagonismo, che il potere è tale solo se non si prende troppo sul serio, che la gloria degli uomini è inutile e breve.

Che potere è servire, come ci ricorda continuamente papa Francesco.

E in questo anno insanguinato, incendiato, attraversato da mille tensioni e violenze, davanti alla recrudescenza della tenebra e dell’ombra, Dio ancora indica quel suo gesto assurdo, canzonatorio, ingenuo e sbalorditivo come profezia di pace.

Osanna, figlio di Davide, Osanna nostro incredibile Dio, nostro magnifico re.

Osanna dai tuoi figli poveri e illusi, feriti e mendicanti, Osanna re dei poveri, protettore dei falliti, Osanna!

Innalza a te il grido di lode la tua Chiesa, santa e peccatrice, riconosce in te l’unica ragione di vivere, l’unica ricerca, l’unico annuncio, Osanna maestro amato.

La passione

Luca racconta la sua passione lasciando trasparire tutto il bene che ha ricevuto da Cristo.

Lo ama il Dio di Gesù, ama il Signore che egli ha conosciuto attraverso le parole vibranti di Paolo. E racconta le ultime ore di battaglia, racconta dello scontro titanico tra il Dio rifiutato e la tenebra incombente che suggerisce (a ragione?) a Gesù di abbandonare l’uomo al suo destino. La battaglia, l’agonia è, in Luca, tutta concentrata nella preghiera sanguinante del Getsemani.

Capiranno, gli uomini? O anche quel gesto passerà inosservato e inutile come tanti altri?

Altro è predicare e guarire, altro morire, nudi, appesi alla croce.

Gesù sceglie: consapevolmente, drammaticamente, dolorosamente.

Andrà fino in fondo, si immergerà nella volontà degli uomini (di morte), sperando che essi scoprano la volontà di Dio (di dono di sé).

 

Accetta di morire il Nazareno, il Figlio di Dio, perché nessuno possa dire che ciò che egli annuncia è fantasia o delirio. Accetta quell’ultima prova, voluta dagli uomini, non certo dal Padre, per manifestare definitivamente il vero volto del Padre, un Padre/Madre colmo di misericordia.

Un Dio in cui egli crede al punto di preferire la morte al suo rifiuto.

Dopo, tutto diventa miracolo.

Al servo viene riattaccato l’orecchio, Pilato ed Erode diventano amici, Pietro piange il suo tradimento, Gesù viene riconosciuto “giusto” dal procuratore pagano, le donne vengono consolate e scosse, il ladro appeso alla croce perdonato e la folla torna a casa percuotendosi il petto.

È piena di inattesa dolcezza la morte di Dio.

Amato amore

Così sei amato, fratello, così sei accolta, sorella.

Meditando la passione restiamo anche noi allibiti, costernati. Assistiamo allo spettacolo della morte di Dio, del dono totale di sé.

Ecco Dio: pende dalla croce, morto per amore.

Dio muore d’amore.

Siateci, fratelli, fate come dice Luca: assistiamo allo spettacolo della morte di un Dio che muore. Spettacolo che scava le coscienze, che spalanca i cuori, che mozza il fiato.

Quando accogliamo il dolore e lo affidiamo, quando, nonostante la violenza, siamo resi capaci di perdonare e donarci, anche la nostra vita produce inattesi miracoli, prodigi e conversioni, senza che neppure ce ne accorgiamo.

Buon cammino fratelli e sorelle. Lasciamoci trascinare dalla narrazione, riviviamo in noi gli odori, i suoni, le luci e i colori di quei tre giorni in cui Dio morì donando se stesso.

 

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L’Autore

 

Paolo Curtaz

Ultimogenito di tre fratelli, figlio di un imprenditore edile e di una casalinga, ha terminato gli studi di scuola superiore presso l’istituto tecnico per geometri di Aosta nel 1984, per poi entrare nel seminario vescovile di Aosta; ha approfondito i suoi studi in pastorale giovanile e catechistica presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma (1989/1990).

Ordinato sacerdote il 7 settembre 1990 da Ovidio Lari è stato nominato viceparroco di Courmayeur (1990/1993), di Saint Martin de Corlèans ad Aosta (1993/1997) e parroco di Valsavaranche, Rhêmes-Notre-Dame, Rhêmes-Saint-Georges e Introd (1997/2007).

Nel 1995 è stato nominato direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, in seguito ha curato il coordinamento della pastorale giovanile cittadina. Dal 1999 al 2007 è stato responsabile dell’Ufficio dei beni culturali ecclesiastici della diocesi di Aosta. Nel 2004, grazie ad un gruppo di amici di Torino, fonda il sito tiraccontolaparola.it che pubblica il commento al vangelo domenicale e le sue conferenze audio. Negli stessi anni conduce la trasmissione radiofonica quotidiana Prima di tutto per il circuito nazionale Inblu della CEI e collabora alla rivista mensile Parola e preghiera Edizioni Paoline, che propone un cammino quotidiano di preghiera per l’uomo contemporaneo.

Dopo un periodo di discernimento, nel 2007 chiede di lasciare il ministero sacerdotale per dedicarsi in altro modo all’evangelizzazione. Oggi è sposato con Luisella e ha un figlio di nome Jakob.

Nel 2009 consegue il baccellierato in teologia presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale di Milano con la tesi La figura del sacerdozio nell’epistolario di don Lorenzo Milani e nel 2011 la licenza in teologia pastorale presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma, sezione di Torino, con la tesi Internet e il servizio della Parola di Dio. Analisi critica di alcune omelie presenti nei maggiori siti web cattolici italiani.

Insieme ad alcuni amici, fonda l’associazione culturale Zaccheo (2004) con cui organizza conferenze di esegesi spirituale e viaggi culturali in Terra Santa e in Europa.

Come giornalista pubblicista ha collaborato con alcune riviste cristiane (Il Nostro Tempo, Famiglia Cristiana, L’Eco di Terrasanta) e con siti di pastorale cattolica.

Nel 1999 è stato uno dei protagonisti della campagna pubblicitaria della CEI per l’8x1000 alla Chiesa cattolica. Come parroco di Introd ha accolto per diverse volte papa Giovanni Paolo II e papa Benedetto XVI nelle loro vacanze estive a Les Combes, villaggio di Introd.

 

 

Esegesi biblica

 

L’ingresso messianico (19, 28-40)

È il primo momento di trionfo di Gesù, ma è un trionfo che unisce insieme tratti di grandezza e tratti di umiltà. È la solita tensione che pervade tutta la vicenda del Messia.

Questa entrata di Gesù a Gerusalemme è certamente una scena regale, che ha come sfondo Zaccaria 9,9: “Esulta, figlia di Sion… ecco viene a te il tuo re… cavalca un asino”. È una profezia regale, ma si parla di un re umile e il primo atto di questo re è il pianto su Gerusalemme (41-44): è un re che visita il suo popolo e il suo popolo lo rifiuta.

 

La crocifissione (23, 33-43)

 

Il Crocifisso di Luca non sta in silenzio, ma parla: alle folle, al Padre, al ladrone pentito.

 

La prima parola di Gesù è stata per le donne, invitandole alla conversione.

 

La seconda parola è per i suoi crocifissori: “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno” (23,34). Gesù non solo perdona, ma scusa. Non muore minacciando il giudizio di Dio, ma perdonando e scusando. Il perdono non è certo solo rivolto ai romani, ma anche agli ebrei, a tutti. Questa misericordia di Gesù non sorprenda il lettore. Tutta la passione secondo Luca è infatti attraversata dalla misericordia: il gesto di Gesù che guarisce l’orecchio del servo del sommo sacerdote, lo sguardo a Pietro che lo rinnega, la parola del perdono ai crocifissori.

Morire perdonando è un tratto del martire cristiano. Luca lo ricorderà negli Atti degli Apostoli, raccontando il martirio di Stefano (7,60). Gesù sulla croce, però, non è solo la figura del martire che perdona, ma la figura dell’amore di Dio per l’uomo, non semplicemente dell’amore dell’uomo per Dio.

 

Ai piedi della croce ci sono il popolo, i capi dei giudei e i soldati. Ma l’attenzione non è mai distolta dal Crocifisso: a lui si guarda e di lui si parla, in questione è sempre la sua identità. Il popolo sta immobile a guardare, un guardare interessato, partecipe, non semplicemente curioso o indifferente. I capi e i soldati lo schernivano ripetutamente. I verbi usati sono di derisione per la sua pretesa messianica e il suo considerarsi amato da Dio con amore di predilezione (l’eletto). I soldati, invece, canzonano per la sua pretesa regalità. Collocato in questo punto preciso, anche il cartello con l’iscrizione della condanna sembra enfatizzare lo scherno.

Così sulla croce Gesù è raggiunto per l’ultima volta dalla tentazione, che però non è più Satana, ma dei capi, dei soldati, e subito dopo anche del malfattore crocifisso con lui: se sei l’eletto di Dio, perché non ti aiuta? Il suo silenzio non è la prova del tuo errore? Il fallimento della strada dell’amore che hai percorso non è il segno che la via di Dio è un’altra? Ma a queste domande il Crocifisso non risponde. Il silenzio di Dio è il segno di un altro modo di farsi presente e di parlare.

 

Luca prosegue raccontando una dopo l’altra le reazioni dei due malfattori “appesi” con lui. Le due figure sono radicalmente contrapposte. Il primo malfattore è probabilmente un indomabile zelota, che anche nella morte resta fedele alla sua scelta di ribellarsi al dominio straniero per instaurare il regno di Dio. Per lui un Messia che muore in croce e non salva se stesso, né quelli che hanno lottato per la sua causa, rappresenta uno sconfitto.

Diversamente dal primo, il secondo malfattore confessa senza attenuanti la propria colpa, riconosce l’innocenza di Gesù e si affida a lui. Accogliendolo prontamente, Gesù compie nella sua morte ciò che ha fatto lungo tutta la vita: accogliere i peccatori (15,2). E mostra, al tempo stesso, che la sua salvezza è diversa da quella sognata dai capi, dai soldati e dal malfattore ostinato.

Si noti la solennità della promessa di Gesù (”in verità”) e la sua sicurezza (”ti dico”). Qui Gesù non prega, non chiede a Dio, ma garantisce una vita di comunione con lui (”sarai con me”) e subito (”oggi”).

La morte di Gesù (23, 44-49)

Il grido di Gesù morente (23,46) riprende la preghiera del Salmo 31: è la preghiera piena di confidenza in Dio, che i rabbini raccomandavano di recitare la sera. È la preghiera di un povero abbandonato, smentito, che proclama la sua unica fiducia in Dio. Morire serenamente, fidandosi di Dio, è un altro tratto essenziale del martire cristiano (prima abbiamo ricordato quello del morire perdonando).

Diversamente da quanto raccontano Marco e Matteo, per Luca la vita di Gesù non finisce con un tragico interrogativo, ma nella serena convinzione di un compimento. Serenità, fiducia e abbandono, questi sono i sentimenti di Gesù morente. Come per Gesù, anche per noi non c’è stata salvezza dalla morte, ma una salvezza nella morte.

A sottolineare la “singolarità” della morte di Gesù ci sono i “segni” (le tenebre e la rottura del velo del tempio) che la precedono e le “reazioni” (del centurione e della folla) che la seguono. Luca dispone i particolari narrativi in modo che i segni straordinari accompagnino la morte di Gesù, non la seguano. Spiegano il significato di quella morte, ma non ne sono il frutto. L’evangelista non vede nelle tenebre un simbolo biblico, ma un fatto reale, per sottolineare la straordinarietà dell’evento e non il suo significato biblico.

Frutto della morte di Gesù sono il riconoscimento del centurione pagano (23,47) e la commossa partecipazione della folla (23,48). Dei conoscenti e delle donne, che lo avevano seguito dalla Galilea, si dice soltanto che assistevano da lontano: sono presentati nell’atteggiamento dei testimoni, non dei convertiti. Ciò che converte è la morte “svelata” nel suo significato di perdono e di fedeltà a Dio.

La sepoltura (23, 50-56)

Deposto dalla croce, il corpo di Gesù viene avvolto in un lenzuolo, ma non si parla né di pulizia del cadavere né di unzioni (come dirà Gv 19,40). Precisando che è la vigilia di Pasqua – il nostro venerdì – Luca spiega per quale motivo il rito funebre risulta piuttosto ridotto, non portato a conclusione.

Il racconto della sepoltura lascia intendere che i discepoli non sono presenti. La sepoltura chiamerà in causa un nuovo personaggio del racconto, Giuseppe d’Arimatea, uomo ricco (possiede un sepolcro vuoto), un membro autorevole del sinedrio (ha l’autorità di presentarsi a Pilato), virtuoso e giusto, osservante della legge, è un pio giudeo che, sotto questo aspetto, ricorda Simeone.

Queste presenze positive, in qualche modo inaspettate, danno ancor più risalto alla totale assenza dei discepoli.

 

 

 

Tempo di quaresima

 

14 febbraio - 1^ Tempo di Quaresima

Deuteronomio 26,4-10                                   Professione di fede del popolo eletto

Salmo 90                                                         Resta con noi, Signore, nell’ora della prova

Romani10,8-13                                               Professione di fede di chi crede in Cristo

Luca 4,1-13                                                     Gesù fu guidato dallo Spirito nel deserto e tentato                                          dal diavolo

 

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21 febbraio - 2^ Tempo di Quaresima

Genesi 15,5-12.17-18                                     Dio stipula l’alleanza con Abramo fedele                             

Salmo 26                                                         Il Signore ha pietà del suo popolo

Filippesi 3,17-4,1                                           Cristo ci trasfigurerà nel suo corpo glorioso

Luca 9,28-36                                                   La Trasfigurazione

 

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28 febbraio - 3^ Tempo di Quaresima

Esodo 3,1-8.13-15                                          Io-Sono mi ha mandato a voi

Salmo 102                                                       Il Signore ha pietà del suo popolo

1ª Corinzi 10,1-6.10-12                                  La vita del popolo con Mosè nel deserto è stata                                   scritta per nostro ammonimento

Luca 13,1-9                                                     Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso                                    modo

 

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6 marzo - 4^ Tempo di Quaresima

Giosuè 5,9-10-12                                            Il popolo di Dio, entrato nella terra promessa,                                                     celebra la Pasqua

Salmo 33                                                         Gustate e vedete com’è buono il Signore

2ª Corinzi 5,17-21                                          Dio ci ha riconciliati con sé mediante Cristo

Luca 15,1-3.11-32                                          La parabola del padre misericordioso

13 marzo - 5^ Tempo di Quaresima

Isaia 43,16-21                                                 Ecco, faccio una cosa nuova e darò acqua per                                     dissetare il mio popolo

Salmo 125                                                       Grandi cose ha fatto il Signore per noi

Filippesi 3,8-14                                              A motivo di Cristo, ritengo che tutto sia una                                   perdita, facendomi conforme alla sua morte

Giovanni 8,1-11                                              Il perdono all’adultera

 

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20 marzo - Domenica delle Palme

Isaia 50,4-7                                                     Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi,                          sapendo di non restare confuso

Salmo 21                                                         Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?

Filippesi 2,6-11                                              Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò

Luca 22,14-23,56                                            La Passione di Gesù secondo Luca

 

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24 marzo - Giovedì Santo

Esodo 12,1-8.11-14                                        Prescrizioni per la cena pasquale

Salmo 115                                                       Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza

1ª Corinzi 11,23-26                                        Ogni volta che mangiate questo pane e bevete al                     calice, voi annunciate la morte del Signore

Giovanni 13,1-15                                            L’ultima cena del Signore

 

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25 marzo - Venerdì Santo

Isaia 52,13-53,12                                            Egli è stato trafitto per le nostre colpe

Salmo 30                                                         Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito

Ebrei 4,14-16; 5,7-9                                       Cristo imparò l’obbedienza e divenne causa di                       salvezza per tutti coloro che gli obbediscono

Giovanni 18,1-19,42                                       La Passione di Gesù secondo Giovanni